Il pallonaro racconta la vera storia del
calcioscommesse in Italia: lo scandalo che colpì il calcio a undici a partire
da giugno 2011, vedendo coinvolti giocatori, dirigenti e società di serie A,
serie B, Lega Pro e Lega Nazionale Dilettanti. Per molti dei personaggi
coinvolti l’accusa è stata di associazione a delinquere finalizzata alla truffa
e alla frode sportiva.
Il pallonaro è un diario fuori e dentro il
carcere di Cremona. Protagonista un ex direttore sportivo di un club
professionistico, arrestato e già condannato nell'ambito dell'operazione Last Bet.
Il libro è stato costruito per essere letto in 90',
come un incontro di calcio. Del resto, l'io narrante vive la sua partita
onirica all'interno della storia: emblema e sostanza di un pallone italico marcio
da anni.
Grazie ai soldi provenienti da scommessopoli, molti sodalizi, oltre ad arricchirsi, provvedevano a
saldare gli stipendi di squadra e maestranze, evitando sanzioni disciplinari.
Un sistema quasi perfetto, anche se gestito in stile Bar dello Sport. E, come spesso avviene, nei bar si parla troppo…
Così quelle insegne hanno trovato spazio fuori le mura di un carcere.
Il protagonista del libro, dopo gli sputi ricevuti dai
tifosi, mentre lo conducevano nella sede sociale del suo ultimo club per
continuare la perquisizione, ha scelto di fare a meno del pallone proprio nel
giorno del trentacinquesimo anniversario di calcio giocato, dentro e fuori dal
rettangolo verde. Una presa di posizione unica: uno dei pochi che non si è
tirato indietro, ammettendo colpe e responsabilità proprie, senza buttare fango
sulle altre persone coinvolte.
Questo libro poteva essere qualcosa di diverso dalla
fiction, ma lui, Giorgio Preziosi, non si è sentito in grado di reggere alla
pressione e alle preoccupazioni che avrebbero continuato a tormentarlo per
tutta la vita senza pantaloncini…
Gianni Paris, dopo i successi di Mare nero e Nessuno pensi
male, insiste sulla via del romanzo sociale: anima e cuore pulsante di una
narrativa che lo identifica tra gli autori da tenere d’occhio. Grazie a lui,
entreremo nello stadio non per sederci su una poltroncina: attraverso il suo
sguardo apriremo la porta dello spogliatoio, prima e nell’intervallo di una
partita di calcio, convinti sempre più che siamo stufi di vedere palloni
bucati.
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